McLaren P1: sfida a “LaFerrari”

Vicine nel padiglione al Salone dell’Auto di Ginevra 2013, vicine nelle prestazioni, vicine nel prezzo e vicine nell’esclusività: McLaren e Ferrari non si danno più battaglia solo sui circuiti di Formula 1 perché la loro guerra si combatte anche all’esterno, sulle strade di tutti i giorni (o quasi!). Ad una settimana dalla chiusura dell’importante rassegna svizzera le due hypercar europee già si scontrano su tutti i fronti. La settimana scorsa abbiamo analizzato la nuovissima rossa di Maranello, mentre questa volta è il turno della nuova arma letale di Woking. Come si evince dal titolo, la più McLaren di tutte si chiama P1 dove forse “P” starà per prestazioni, prezzo, potenza, paura…si, paura, perché la gialla McLaren esposta a Ginevra fa davvero paura, anche alla potentissima “LaFerrari”.

A distanza di giusto 20 anni dalla presentazione della leggendaria F1 stradale e a 50 anni dalla nascita della prima McLaren da competizione di Formula 1, in quel di Woking hanno deciso che era tempo di presentare una nuova hypercar che, al pari della gloriosa F1 degli anni ’90, potesse rappresentare quanto di più tecnologico e prestazionale ci fosse in circolazione. L’iconica F1 stradale è stata fino a qualche anno fa una vettura incredibilmente veloce e presa ad esempio dai migliori costruttori di supercar. La nuovissima P1 fa tesoro di quell’esperienza e la migliora grazie alle nuove tecnologie, tant’è che è un concentrato di tutte le diavolerie elettroniche conosciute oggi ed ampiamente utilizzate dalla McLaren nella regina degli sport motoristici, la Formula 1. Sigle come DRS ed IPAS è possibile leggerle nella cartella stampa della neonata di Woking, così come in quella della monoposto che McLaren fa gareggiare in Formula 1. Ma vediamo com’è fatta la P1. Il design, si sa, è soggettivo, però basta uno sguardo per capire che i designers inglesi hanno lasciato poco spazio ad inutili fronzoli stilistici (forse l’unico vezzo è il richiamo in alcune prese d’aria e nei gruppi ottici anteriori del simbolo dell’ala, simbolo della casa inglese): nella P1 il design è figlio esclusivo della funzionalità ed è progettato unicamente secondo le rigide norme dell’aerodinamica. Proprio nello studio dei flussi d’aria la hypercar inglese si rifà alla sua cugina di Formula 1, la MP4-28, e da quest’ultima eredita il DRS (Drag Reduction System), un sistema  che modifica elettronicamente l’incidenza dell’alettone posteriore quando si azionano i freni o quando si preme l’apposito pulsante presente sullo sterzo al fine di avere una velocità più alta in rettilineo ed una maggiore tenuta di strada in curva. Ad esempio quando si è in rettilineo la vistosa ala posteriore annega completamente nella carrozzeria, mentre quando si è in curva l’ala fuoriesce anche di ben 30 cm e si inclina a seconda delle necessità fino a garantire una deportanza pari a 600 kg a velocità oltre i 300 km/h.

Sempre dalla Formula 1 la P1 eredita anche il sistema IPAS (Instant Power Assist System), una sorta del Kers utilizzato dalle monoposto a ruote scoperte, che consente tramite un pulsante presente sullo sterzo di utilizzare istantaneamente la potenza fornita dal motore elettrico al fine di ottenere un’accelerazione ed una ripresa più efficienti che mai. Già perché la P1 oltre ad un motore termico V8 di 3,8 litri biturbo da 727 cv dispone anche di un motore elettrico capace di 176 cv. I due propulsori possono lavorare assieme per fornire il massimo delle prestazioni oppure il guidatore può scegliere la sola modalità elettrica (E-mode) per muoversi fino ad un massimo di 10 km nel più assoluto silenzio e con emissioni di CO2 pari a zero. A titolo di paragone con “LaFerrari”, questa modalità totalmente elettrica non è prevista nell’ultima nata di Maranello. Nel sistema ibrido McLaren le batterie che alimentano il motore elettrico possono essere ricaricate attraverso tre modalità: col motore termico, quando si rilascia l’acceleratore oppure in circa due ore con un cavo plug-in quando l’auto è ferma nel garage di casa.
Ma le analogie con la Formula 1 non finiscono qui: la P1 nasce attorno ad una vasca in carbonio (denominata MonoCage) con la stessa metodologia con cui la stessa McLaren cominciò a costruire le proprie monoposto di Formula 1 a partire dal 1981. Si tratta tra l’altro di un carbonio di nicchia, lo stesso utilizzato per le vetture da corsa e di qualità più elevata rispetto a quello utilizzato per le supercar di serie ed in grado di assicurare una notevole leggerezza e rigidità all’insieme.

Tutte queste caratteristiche corsaiole permettono alla P1 prestazioni incredibili: 0-100 km/h in meno di 3 secondi, 0-200 km/h in 7 secondi, 0-300 km/h in poco meno di 17 secondi ed una velocità massima (autolimitata elettronicamente) di 350 km/h.
La nuova McLaren P1 avrà un prezzo allineato alle prestazioni di cui è capace: un milione di euro per entrare in possesso di uno dei 375 esemplari che verranno prodotti.

di Antonio Iafelice

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