Michael Schumacher: profilo di un campione…anche nella vita!

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Dopo quasi sei mesi di buio totale, Michael Schumacher è uscito fuori dallo stato di coma farmacologico in cui si trovava. Questa la notizia più bella che da tempo tutti i tifosi del campione tedesco aspettavano. Sembra passato un secolo da quel 29 dicembre 2013, giorno in cui Schumacher subì il grave incidente mentre stava affrontando una discesa sugli sci sulle nevi francesi di Méribel. A causa del grave trauma cranico subito e della violenta emorragia cerebrale Schumacher fu subito sottoposto ad una operazione neochirurgica nell’ospedale di Grenoble per poi essere indotto in coma farmacologico. Il 16 giugno 2014 finalmente l’uscita dal coma.

 

In tutti questi mesi il campione tedesco però non è mai stato solo: tanti i tifosi e gli ex colleghi della Formula 1 che hanno testimoniato il loro affetto nei confronti suoi e della sua famiglia principalmente attraverso la tv e i social network. Come dimenticare la veglia dei tifosi Ferrari sotto l’ospedale di Grenoble in cui era ricoverato? Come non notare l’affetto dei suoi ex colleghi di Formula 1 che attraverso messaggi sulle loro vetture o sui loro caschi lo incitavano a non mollare? Come far finta di niente di fronte all’hashtag “#KeepFightingMichael” che ha spopolato in questi mesi su Facebook e Twitter? Tante, tantissime le dimostrazioni d’affetto che hanno reso più umano e simpatico Schumacher anche a chi negli anni precedenti lo aveva etichettato come un robot e un antipatico. Ma si sa, il successo porta ad avere più di qualche nemico. Ma se c’è una cosa che questa brutta avventura ha migliorato è proprio l’immagine di Schumacher come uomo. La vicinanza nei suoi confronti soprattutto dei tifosi Ferrari ha dimostrato il maggior affetto proprio dai tanti tifosi del Cavallino che qualche anno prima avevano mal digerito il rientro alle corse con le “Frecce d’argento” dopo il ritiro.

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Probabilmente mai c’è stata una mobilitazione così forte e duratura nei confronti di un ex campione di Formula 1: sicuramente è innegabile il peso avuto da Schumacher in Formula 1 dal 1991 al 2012, seppur con tre anni di pausa negli anni 2007, 2008 e 2009. Una carriera strepitosa che lo ha portato a diventare il pilota con più record detenuti in Formula 1. I suoi numeri fanno ancora paura: 7 titoli mondiali (2 consecutivi con la Benetton 1994-1995 e 5 consecutivi con la Ferrari 2000-2001-2002-2003-2004), il maggior numero di Gran Premi vinti (91), il maggior numero di gran premi conquistati nella stessa stagione (13), maggior numero di hat trick –pole position, vittoria, giro più veloce in gara (22), podi (155), Pole Position (68), giri veloci in gara (77) e punti (1566). Un grande pilota dunque, se non il più grande, che ha vinto tutto quello che c’era da vincere e che per questo ha attirato a se molti nemici. Difatti se i numeri sono dalla sua parte, molti, addetti ai lavori e non, ancora non lo considerano il migliore di tutti i tempi. Se da una parte la sua voglia di arrivare, la sua sfrontatezza, la sua tenacia, la sua irriverenza lo hanno portato in alto, dall’altra queste stesse caratteristiche lo hanno reso poco simpatico agli occhi di altri.

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Al suo esordio in Formula 1 nel 1991 in molti non si capacitavano della sua velocità e del suo stile di guida aggressivo. Nel 1992 la sua mancanza di timore e rispetto nei confronti di Senna, idolo delle folle, non passò inosservata: lo stesso Ayrton, impressionato dall’atteggiamento del giovane Michael, non mancò di redarguirlo in più di un’occasione a causa del suo comportamento spavaldo. Forse, in cuor suo, anche Senna aveva capito che Schumacher sarebbe stato il suo successore. E di fatti così fu: fino al 1994, anno in cui l’asso brasiliano venne a mancare dopo il tremendo incidente durante il Gran Premio di Imola di quell’anno, anche Senna dovette subire la velocità del’arrambante pilota tedesco. Conclusione: nel 1994 e nel 1995 Schumacher vinse con la Benetton, certamente non la vettura più competitiva del gruppo, i suoi primi due mondiali di fila demolendo gli altri avversari e soprattutto i suoi compagni di squadra. Quella della sua netta supremazia nei confronti dei compagni di squadra fu una costante della sua carriera: sia in Benetton che in Ferrari le seconde guida poco poterono nei confronti della velocità del tedesco.

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Dopo i mondiali conquistati con la Benetton e con Flavio Briatore che da subito ne intuì le capacità velocistiche, Schumacher affrontò la sua sfida più importante: passare alla Ferrari nel 1996 e cercare di riportare il titolo mondiale piloti a Maranello che mancava dal lontano 1979. Quello di Schumacher con la Ferrari fu un matrimonio duraturo e vincente: dal 1996 al 2006 con la vittoria di 5 mondiali piloti consecutivi dal 2000 al 2004 e 6 mondiali costruttori consecutivi dal 1999 al 2004. Fu proprio in questi anni che Schumacher creò il suo mito: riuscì a far tornare la Ferrari sul tetto del mondo dopo 21 anni di digiuno e impose il suo dominio e quello della scuderia di Maranello a tutta la Formula 1. A suon di vittorie Schumacher diventò per tutti i ferraristi “Schumy”: un pilota affamato di vittorie, ossessionato dai record e desideroso di stravincere sempre. Schumacher era diventato semplicemente il pilota migliore: estremamente bravo nello sviluppare la monoposto, efficace nella messa a punto, velocissimo sul giro secco in prova e imbattibile sul passo gara. D’accordo, aveva la migliore vettura del lotto, però dal 1996 al 2000, anno del primo mondiale in rosso, sudò ben oltre le proverbiali sette camicie per far diventare la rossa una vettura vincente. Nel 2006 si chiude l’era Ferrari targata Schumacher con non pochi rimpianti di chi avrebbe voluto vedere ancora l’asso tedesco al volante di una rossa.

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Schumy disse basta con la Formula 1 per dedicarsi alla famiglia. Ma non fu un addio definitivo, bensì uno stop momentaneo. Tre anni di pausa e poi nel 2010 la svolta Mercedes: l’amore per la Formula 1, la voglia di rimettersi in gioco e il desiderio di vincere ancora furono gli elementi che accesero la scintilla del “Kaiser”. La Formula 1 era però cambiata, le regole non erano le stesse e le vetture erano state profondamente modificate: Schumacher non tornò più ad essere quello di un tempo. Da qui il definitivo abbandono nel 2012 dopo risultati certamente non in linea con le sue aspettative. Schumacher decise di ritirarsi a vita privata e di godersi con maggiore tranquillità la famiglia. Tranquillità che però è stata funestata da quel maledetto incidente sulle piste da sci. Il destino a volte è beffardo: un pilota che ha vissuto sempre nella velocità costretto al coma da una banale caduta. Il buio è durato sei mesi, durante i quali però all’ex campione di Formula 1 non è mai mancato il supporto dei propri tifosi, Ferrari in primis: segno di quanto Michael sia entrato a far parte della grande famiglia Ferrari. Ora che Schumacher si è risvegliato dal coma tutti, amici e nemici di un tempo, hanno tirato un sospiro di sollievo. Ma non è finita: la strada per il recupero è ancora molto lunga. Ma in questa sfida, forse davvero la più dura della sua vita, non sarà solo: l’amore della famiglia e l’affetto dei tantissimi tifosi sparsi in tutto il mondo lo accompagneranno sempre. Forza Michael!

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